Si tramanda che nell´antichità il mese di marzo, che per noi rappresenta l´inizio della primavera meteorologica, venisse considerato il vero primo mese dell´anno, accolto con feste sfrenate. Sia per l´antica Roma che per la Germania, la resurrezione e la rendenzione costituivano temi centrali, che vennero in gran parte ripresi dalla religione cristiana, basti pensare alla nostra Pasqua.
Al primo risveglio della flora e della fauna, gli uomini scacciavano dalle loro terre l´inverno tetro, che associavano alla morte, e con lui i suoi "demoni", cioè le malattie, celebrando riti del fuoco, duelli e bagordi selvaggi. Si rendeva in questo modo omaggio alle varie divinità della terra, dell´acqua e delle acque sorgive. A Roma le celebranzioni iniziavano con i riti di fertilità del primo marzo, con la "Feriae Marti", la festa di Marte. Nel tempio di Vesta si accendeva sull´altare il fuoco sacro quale simbolo del focolare domestico, custodito attentamente dalle vestali nei mesi successivi. La sua estinzione avrebbe aperto la strada alla malasorte. Vesta e la sorella Cerere erano le figlie di Saturno, il dio dell´età dell´oro e dell´agricoltura. Vesta era la custode della casa e del focolare domestico, Cerere era la dea del grano e dei cereali; in loro onore in aprile si celebrava il giorno dei "Cerealia". La legenda annovera tra le vestali più illustri Rhea Silvia che, in cinta di Marte, partorì i gemelli Romolo e Remo. Altre importanti tradizioni primaverili, presenti sia nell´antica Roma sia nelle regioni germano-celtiche, erani i giochi d´arme, le corse a cavallo e le relative feste popolari. Tra i capi delle stirpi era consuetudine riunirsi per consultarsi sulle campagne di conquista estive e per reclutare giovani soldati in occasione dei giochi d´arme, che avevano luogo sui cosidetti campi di marzo/campo marzio. Da queste festività si passava direttamente ai "Ludi Megalensis", i quali si tenevano in onore della "Magna Mater" - la Grande Madre - e corrispondono alla nostra Pasqua. Per le divinità germaniche, l´equivalente femminile era Freya/Demeter e l´equivalente di Marte, il dio della guerra, era Wotan/Odino, il quale veniva in parte associato al dio del sole Baldur. I "Ludi Megalensis" romani corrispondevano per l´antica Germania ad una celebranzione di tre giorni, durante la quale si rendeva omaggio alla resurrezione del dio del sole Baldur accanto alla sua compagna Freya/Ostara/Eostre. I beni più importanti che venivano offerti in sacrificio in occasione di queste festività erano agnelli, uova e lepri. Ma soffermiamoci brevemente sull´interessante valore simbolico di questi sacrifici: L´agnello era considerato il simbolo di pace e purezza e il suo sangue prometteva nuova vita e amore; l´ariete adulto era invece l´animale di Marte e significava rinnovamento, conquista, coraggio ed onore; La lepre era un antico simbolo di fertilità e rappresentava la saggia guida della dea Freya/Ostara/Eostre. All`uovo si associavano la resurrezione e la vita eterna. Questa tradizione è stata tramandata fino ai giorni nostri, basti pensare alla Lepre pasquale e le colorate uova di pasqua. Esistono innumerevoli miti e favole che trattano simbolicamente i temi dell´iniziazione e dei riti di fertilità. Le storie sono molte e visto che non è possibile raccontarle tutte, desidero citarne solo qualcuna a titolo esemplificato: Il viaggio degli Argonauti e la ricerca del vello d`oro, il segreto dell´uovo orifico, le fiabe dei fratelli Grimm di Rosabianca e Rosarossa e Madama Holle, e non va dimenticata la storia di Romolo e Remo e la nascita di Roma, e molte altre ancora... A queste celebrazioni di culto si affiancavano, e tuttora si affiancano nella credenza popolare, i vari rituali legati alle piante. L´albero primaverile più importante nell´anno germano-celtico era la betulla, cosa comprensibile anche ai nostri giorni, infatti la sua corteccia bianca ispira tuttora sentimenti di allegria, spensieratezza, leggerezza. Nell´antichità veniva considerata la figlia della luce, dell´amore e della vita. Nella stessa Roma era indispensabile, infatti il fascio littorio del console appena nominato era costruito con dei rami di betulla... In primavera si utilizzavano i ramoscelli di betulla per spazzare via l´inverno dalle case o le fruste di betulla per la sauna. L´acqua di betulla e le prime foglie scacciavano le malattie, riattivavano il metabolismo e scioglievano i liquidi più "resistenti" nel corpo. Un altra bella tradizione che è stata tramandata ai giorni nostri è la raccolta delle "Nove Erbe" il giorno dell´equinozio di primavera. Nell´antichità il numero nove era una garanzia di salute per tutto l´anno. Si raccoglievano, a seconda di ciò che si poteva trovare nella specifica regione, i primi germogli di ortiche, dente di leone, edera terrestre, margheritine, ranuncolo favagello, centocchio, violette, piantaggine ed erba girardina, per cucinare una zuppa con virtù terapeutiche. Nel Cristianesimo è conosciuta come la "zuppa del giovedì santo". Queste erbe sono attualmente ritornate in voga. Si utilizzano non solamente nella Nouvelle Cuisine, ma anche nella cucina casalinga come contorno all`insalata o per altre delicatezze, e come tisane dimagranti e rivitalizzanti nelle cure di primavera. È però necessario conoscerle bene per non incorrere in brutte sorprese per la salute. E per finire vi riporto una citazione dello scritto di Beda Venerabilis "De temporum ratione" (cp. 13), che riassume così i suoi pensieri in relazione e Eosta/Ostera/Ostern/Pasqua. Antiqui Anglorum populi - gens mea - apud eos Aprilis Esturmonath, qui nunc paschalis mensis interpretatur, quondam a dea illorum, quae Eostra vocabatur, et cui in illo festa celebrantur, nomen habuit; a cuius nomine nunc paschale tempus cognominant, consueto antiquae observationis vocabulo gaudia novae solennitatis vocantes. Chi desidera saperne di più sugli aspetti culinari, mitologici e terapeutici delle piante nei nostri dintorni, è cordialmente invitato ad unirsi alle nostre passeggiate. Per più informazioni sul tema di erboristeria, consultate il sito http://www.apemum.com https://www.facebook.com/ApemumYogaAyurveda/ Autrice: Astrid Lindner Traduzione in italiano Chiara Bignamini
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